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Le Mie Donne: la signora Accardi


di Giangi57
19.08.2022    |    1.288    |    0 8.7
"Solo che quella era una Venere dalla pelle olivastra, levigata, dalle forme così perfette che anche il suo viso appariva bello..."
Le Mie Donne: la signora Accardi

Trascorsi le vacanze estive al mio paese. Molte cose erano cambiate in quei pochi anni, case nuove e anche negozi nuovi ma quello che non era cambiata era la mentalità che rendeva le ragazze schive e inavvicinabili per chi non manifestava già dai primi approcci le sue intenzioni 'serie'.
Riuscii quindi a scambiare solo poche parole con le fanciulle che conoscevo fin da bambino e dopo neanche una settimana la castità mi pesava. Al contrario di molti miei coetanei ero restio ad intrattenermi con quelle donne che anche nei paesini concedono le loro grazie a pagamento. Avrei voluto vedere la maestrina anche solo per salutarla, feci in bicicletta il tragitto fino al paese dove si era trasferita, per apprendere che era andata al mare col marito e col figlioletto.
Incrociai la signora Accardi osando anche salutarla con un timido 'buongiorno' ma la moglie del notaio mi gettò appena un'occhiata senza rispondere, evidentemente non mi aveva riconosciuto.
Fra le novità che trovai vi era il supermercato che occupava un'ampia area a qualche chilometro dal paese, mi ci recai per vincere la noia. Si chiamava 'Carrefour' ed era posto in posizione strategica rispetto ai diversi paesini. Mi mischiai alla folla con la speranza di agganciare qualche ragazza, meglio se una turista del vicino campeggio.
Vidi ancora la signora Accardi che spingendo il cestello faceva le sue compere scegliendo con cura i prodotti, la seguii dandomi dell'imbecille per non aver apprezzato in pieno la donna quando mi aveva costretto a sottostare a quel suo capriccio.
Era sempre bella ed elegante, ammirai la sua figura mentre si aggirava fra gli scaffali. Più di un uomo si voltava a guardarla ma lei camminava altera come una regina non degnando nessuno di uno sguardo e quando uscì col carrello colmo, la seguii ancora. La camicetta leggermente scollata metteva in risalto il petto opulento e lasciava nude le braccia tornite come tornite erano le gambe diritte fasciate in un tailleur che modellava le cosce lunghe e il sedere compatto.
Vi era una leggera salita prima del parcheggio, vedendola in difficoltà presi coraggio e mi affiancai.
- Posso aiutarla Signora?
- No grazie! La sua risposta secca non mi scoraggiò.
- Non si ricorda di me? Sono Leonardo... il figlio della sarta!
Ebbe un attimo di esitazione, ne approfittai per appropriarmi del carrello e spingerlo. Solo allora sembrò ricordarsi, lasciò il carrello alle mie cure e camminandomi accanto mi guardò con attenzione, finalmente mi degnò di un sorriso.
- Leonardo? Chiese.
- Si, le ho portato un vestito da provare, ricorda?
Eravamo giunti vicino alla sua macchina, la signora aprì lo sportello posteriore, mi osservò con un sorriso lievemente iroLeo mentre sistemavo i pacchi nella vettura, ormai avevo finito, lei si chinò e a bassa voce:
Ricordo... sei quello che non gli piaceva baciare! Ti sei fatto grande, un giovanotto, non ti avevo riconosciuto!
Andai a riporre il carrello, ritornai, accettò sovrapensiero la moneta che avevo ricuperato guardandomi ancora con curiosità, presi coraggio e arrossendo dissi:
- Adesso mi piace baciare... se solo lei volesse...
Il suo sguardo si fece severo, si guardò attorno poi sicura che nessuno faceva caso a noi rise, respirai sollevato vedendo che non si era offesa.
- Sei sfacciato lo sai?
- Lo so ma... la desidero!
Chiudendo lo sportello si fece nuovamente seria, mi guardò pensierosa senza parlare, salì in macchina, avviò il motore poi mi guardò ancora e abbassò il vetro del finestrino.
- Conosci la strada che va a Lorra? Chiese.
- Certo...
- A circa due chilometri dal paese c'è una curva poi un ponte prima della salita, domani aspettami lì... alle otto e mezza! Innestò la marcia e partì.
Guardai la macchina allontanarsi e sparire, non riuscivo ancora a crederci, la signora Accardi mi aveva dato un appuntamento!
L'indomani mi alzai presto, feci la doccia, mi pettinai con cura, inforcai la bicicletta e partii. Conoscevo bene il posto che mi aveva indicato e anche la strada poco frequentata che portava al paese dove il notaio aveva lo studio, il cielo era sereno e prometteva una giornata afosa. Faceva ancora fresco, una leggera brezza sollevava la mia camicia mentre pedalavo con calma per l'anticipo col quale ero partito.
Avevo lasciato dietro di me le ultime case quando una macchina mi sorpassò. Alla guida vi era la signora Accardi, attraverso il lunotto posteriore vidi la sagoma del notaio. Raggiunto il posto indicato, nascosi la bicicletta dietro un cespuglio e mi sedetti all'ombra di un albero ad aspettare.
Dopo la macchina del notaio non passò nessuno, già il calore cominciava a farsi sentire appena mitigato dal venticello che presto sarebbe cessato. Dopo circa venti minuti una macchina apparve in cima alla salita, all'avvicinarsi riconobbi la signora alla guida, mi alzai portandomi sul ciglio della strada. Si fermò.
- Sali!
Stavo per fare il giro della vettura ma lei:
- Cos'hai capito... dietro! Appena salito riparti.
- Stai giù, nessuno deve vederti...
Mi abbassai sul sedile, percepii la curva poi all'avvicinarsi del paese udii il rumore tipico delle attività del mattino, l'alzarsi delle saracinesche dei negozi, il chiamarsi della gente... La macchina si fermò, un cancello automatico cigolò nell'aprirsi, l'auto ripartì, scese una rampa, riconobbi la penombra di un garage, la signora scese dalla vettura andando a chiudere il portone basculante.
- Ora puoi uscire!
Appena scesi, udii il ronzio di un aspirapolvere, seguii la signora. In fondo vi era una porticina che dava su una scala, salimmo sbucando in un corridoio dove una ragazza era intenta alle pulizie.
- Quy? Ci porti un thé?
- Si signora!
La ragazza si raddrizzò, era minuta, la carnagione scura, i capelli lisci e i lineamenti del viso leggermente schiacciati indicavano un'orientale. La signora spiegò:
E' vietnamita, si chiama Quy Thanh. L'ho assunta quando Alice se n'é andata, non ha più nessuno, sapessi quante ne ha passate! Vive con noi e mi é molto affezionata!
Mi fece entrare in un'ampia stanza occupata da un tavolo massiccio, scuro, credo di mogano con attorno alcune sedie anch'esse scure, pesanti. Contro una parete un grande divano di cuoio nero trapuntato e due poltrone dello stesso materiale; fra il divano e le poltrone, un tavolino basso. Le altre pareti erano occupate da libri di legge dentro le vetrine dai vetri fumè, salvo la parete laterale dove due grandi porte finestre davano su un giardino in fondo al quale vi era un muro alto.
La cameriera bussò prima di entrare, posò il vassoio con le tazze e la chicchera poi aspettò gli ordini. La signora si sedette sul divano facendomi accomodare su una poltrona, fece un cenno, la ragazza versò la bevanda.
- Quy... questo é Leonardo! Nessuna sa che è qui, capisci? Puoi andare! Ah... non ci sono per nessuno, se squilla il telefono pensaci tu... ora va!
La ragazza non fece commenti, sembrava una sfinge, uscì silenziosamente. La signora passò lo zucchero, si servì, per lunghi istanti si udì il tintinnio dei cucchiaini nelle tazze, poi sollevò gli occhi e mentre beveva il primo sorso disse:
- Racconta!
Cosa dovevo raccontare? Dissi dei miei studi, che mi ero diplomato, che ero in attesa di un impiego, che ero in vacanza, che altro dovevo dire? La signora mi ascoltava con attenzione sorseggiando il suo the, osservandomi come se fossi lì per fare conversazione. Alla fine vedendo il mio imbarazzo inclinò graziosamente il viso:
- Ce l'hai la ragazza Leo ? Mi aveva chiamato Leo , la cosa mi fece ben sperare.
- No...
- E... ne hai avute? Sai quello che intendo vero?
- Si, ne ho avute...
- Dopo Teresa voglio dire... Arrossii, conosceva il mio segreto!
- Signora, come sa? Ero sbalordito, sorrise della mia confusione.
- Lo so... Tu non hai detto a nessuno quello che é successo quel giorno, io non ho parlato di Teresa. Allora, ne hai avute?
Qualcuna... Lei é stata la prima... per questo quando l'ho vista...
- Capisco... Mise le tazzine sul vassoio poi suonò il campanello. Quy Thanh ricomparve, prese il vassoio e uscì. La signora si alzò venendo dietro la poltrona sulla quale ero seduto, sentii le sue mani lievi sulle mie guance poi la sua voce:
- Anch'io quando ti ho visto... non ti ho dimenticato sai? Vieni!
Mi alzai facendo il giro della poltrona, aspettò che fossi vicino poi prese le mie mani nelle sue e mi fissò.
- Allora? Chiese.
Ora il cuore mi batteva forte, lei fece ancora un passo sfiorando il mio petto col suo, la vidi guardare le mie labbra, avvicinai il viso, lei inclinò il suo appena le labbra si sfiorarono...
La sua bocca era socchiusa quando vi posai la mia, subito le lingue si cercarono accarezzandosi languidamente, premette le mie mani dietro le mie cosce, le lasciò per prendere la sua gonna, sollevarla, poi mi attirò contro e poggiata contro il tavolo sollevò una gamba per meglio sentire l'erezione del mio pene, lasciando che la mia mano risalisse oltre la calza sulla coscia nuda.
Sospirando si lasciò andare di schiena sul tavolo trascinandomi sopra. Il nostro bacio divenne ingordo, puntò le mani sulle mie spalle facendomi sollevare il busto poi rapidamente sbottonò la camicetta, la fece scivolare lungo le spalle insieme alle spalline del reggiseno scoprendo le mammelle molto più belle di quanto le ricordassi. Emise un lamento appena la mia bocca calò aperta su una punta baciandola come un affamato mentre le mie mani strizzavano i seni duri, compatti.
Passai all'altro suo seno, la donna sospirando sollevò il busto, lo mosse lasciando che leccassi avidamente i bei promontori poi mi attirò nuovamente sulla sua bocca dardeggiando la lingua, lambendo voluttuosamente le mie labbra, la lingua che attirò nella sua bocca per suggerla. Spinse il mio capo nuovamente sui suoi seni, respirava affannosamente sentendo la mia lingua danzare sui capezzoli diventati duri.
Premette nuovamente sul mio capo, ora con forza, rimase distesa col viso alterato mentre mi chinavo sul suo ventre. Le sue mani sollevarono ancora la gonna, le mutandine erano bianche, minuscole, sollevò alte le gambe piegate, spalancò le cosce vedendo che chinavo fra di esse il viso.
Emise un gridolino mentre scostando di lato le mutandine le mie dita tirarono i peli nello scoprire il suo sesso. Fu con un lungo sospiro che ricevette la mia lingua nella sua fica. Percorsi il bel sesso con rapide leccate che mandarono in estasi la donna, cominciò a lamentarsi debolmente fremendo mentre assaporavo le sue carni incurante dei peli che la lingua trascinava come se fosse la prima fica che leccavo.
Vedevo il suo viso fra i seni simili a grosse mele, lei discinta e bellissima mi fissava fremendo tutta poi non riuscendo più a trattenersi pronunciò le prime parole da quando le nostre bocche si erano incontrate.
- Ohhh... ora voglio baciare il tuo cazzo! Già si stava alzando.
- Si... si...
Si chinò per disfare la mia cintura mentre i suoi occhi non si staccavano dal mio viso, tirò la cerniera, le sue mani abbassarono i pantaloncini corti insieme ai boxers, il pene picchiò contro il suo viso, rise.
- Anche il tuo cazzo é cresciuto... e come!
Rideva ancora mentre chinandosi maggiormente allungò la lingua sui testicoli e continuando a fissarmi la fece risalire lentamente come una spatola lungo tutta la verga, soffermandosi sotto il glande a lambire con la punta la nascita del condotto, lo faceva gioiosamente come se fosse felice di vedermi sospirare poi aprì la bocca, le labbra scesero ingoiandomi, risalirono, scesero ancora...
- Mhhpf... mhhpf... mhhpf... Faceva scorrendo su e giù, gli occhi ridenti sempre fissi nei miei, il piacere me li fece chiudere, quando li riaprii il membro era nella sua mano, muovendo il viso lo leccò attorno alla cappella tutta poi la sua bocca calò nuovamente, questa volta me lo succhiò...
- Signora... ahhh... cara... cara...
Si alzò per togliersi i vestiti, mi spogliai anch'io, si tolse tutto anche le calze e il reggicalze. Quando fummo nudi mi sorrise:
- Puoi chiamarmi Silvia e... darmi del tu!
- Silvia... Avevo pronunciato il suo nome come un'invocazione.
L'abbracciai, lei aderì tutta contro di me facendomi sentire la pelle calda del corpo sodo, pieno, le nostre bocche si esplorarono avidamente come se fosse il solo modo che avevamo di conoscerci, le mie mani scesero sulla sua schiena, superarono l'avvallamento delle reni, il sedere duro, compatto... Appena sentì le mani sull'alto delle cosce, le divaricò, protese il ventre per farmi sentire contro i testicoli la morbidezza umida della sua vulva.
Staccò la bocca e voltò all'indietro il capo, arretrò, quando fu contro il tavolo, si alzò sulla punta dei piedi, la sollevai facendola sedere sul bordo, si allungò nuovamente e come prima sollevò alte le gambe piegate e allargò nuovamente le cosce.
- Signora... Silvia, hai una fica bellissima!
Rise dell'insolito complimento, la posizione impudica della donna e il desiderio che provava l'avevano aperta, lei con le dita ne separò i peli lisciandoli ai lati.
- Ti piace? Chiese.
- Oh si... si...
Come in molte brune, le labbra che si innalzavano erano scure e bordavano la ferita del sesso facendo risaltare la carne scintillante che appariva di un rosso vivo, il clitoride formava un delizioso arco sporgente dove le labbra sottili nascevano, proseguiva in una cresta spessa che si assottigliava fino alla giunzione delle labbra grassocce ricoperte da una fine peluria fin quasi agli inguini. Il sesso di Rossana sarebbe diventato così pensai ricordando non so perché la fanciulla. L'ingresso della vagina era socchiuso come un invito e al di sotto dopo la pelvi quasi glabra, le natiche si dividevano lasciando spuntare dei peli neri che ombreggiavano il bottoncino bruno dell'ano.
Le cosce forti dalla forma perfetta erano lisce e conducevano lo sguardo alla conturbante femminilità della bella signora. Sorrise compiaciuta vedendomi chinare il viso, sospiro per la lingua che tuffai più volte nella vagina ritirandola coperta di umori che spalmai su tutta la fica aprendone le labbrette fino ad incontrare la sporgenza dura che Lucette aveva chiamato il beccuccio della sua passera.
Appena cominciai a picchiettarlo con colpetti rapidi, la signora prese a muoversi con piccoli scatti del bacino quasi fossero i colpi di lingua che portavo di sotto in su a sollevarla.
- Ahhh Leo ... ci sai fare con la lingua... mhhh... oh si, ci sai fare!
Vedevo oltre il cespuglio dei peli, il ventre contrarsi e rilassarsi e il viso della donna alterato per il piacere, inquadrato dalle mammelle tonde, stupende, le sue mani furono contro le mie guance mentre con le dita si allargava la vulva e quando la mia bocca la ricoprì le sue mani si spostarono sotto le sue natiche a sollevarle.
Baciai la sua fica con lo stesso ardore col quale avevo baciato la sua bocca esplorando le carni lisce, saporose, salutato dai gridolini estasiati della signora. Mi tornarono in mente le donne alle quali avevo tributato lo stesso omaggio: Teresa, Nora, Giada, Lucette, Ilaria, lia, Rossana e altre ancora... Da tutte avevo imparato qualcosa che ora mettevo in pratica leccando la fica della moglie del notaio.
Gemeva Silvia dimenandosi, contorcendosi, muovendo di qua e di là il bacino con la mia bocca incollata al suo sesso, non per sfuggirmi ma per meglio sentirsi esplorare dalla lingua, per sentirla andare nello spacco aperto, tuffarsi nella vagina risalire la fica che sentivo fremere, fin su e quando con le labbra strette al clitoride lo succhiai, si inarcò tutta e urlò quasi:
Amore... mhhh basta... basta...
Mi raddrizzai, la donna sollevata sui gomiti mi guardava con le guance infuocate, il suo respiro rapido diceva dell'emozione che stava provando. Era rimasta con le cosce spalancate sulla fica nuda per i peli che la mia saliva aveva appiccicato al gonfiore del pube. Aspettò finché il respiro divenne quasi regolare, poi disse:
- Ora caro... dammelo... lo voglio subito!
Il suo, più che un ordine era una preghiera tanto la voce era supplichevole. Guidai il glande nelle carni madide e spinsi adagio, sospirammo entrambi per la carezza che si facevano i sessi, il membro entrando allargò le labbra della bella fica e lentamente scomparve avvolto dal calore del suo grembo.
- Ahhh... cosi... cosi...
La signora aveva riaperto gli occhi che aveva chiuso alla penetrazione e mi fissava ansiosa. Le cosce premute alle sue natiche guardavo quella donna bellissima che mi stava donando il suo corpo aspettandosi da me piacere.
Iniziai un lento va e vieni nel grembo bollente salutato da gridolini di gioiosa meraviglia come fosse una collegiale al suo primo coito. Ero incantato dalla bellezza di quella donna matura dalle forme voluttuose che guardava il ragazzotto muoversi con ampi colpi di reni, incurante di mostrarsi con la fica aperta anzi era con fierezza che seguiva il mio sguardo percorrere il suo corpo ritornando sempre alla macchia scura dove il pene scompariva, riappariva avvolto dalle labbra brune, scompariva nuovamente allargando le labbra grassocce, trascinando ancora le sottili labbrette...
- Ha... ha... ha... ha...
Era bella Silvia nel suo godimento, le mammelle dalle forme sferiche simili a grosse bocce oscillavano ad ogni colpo che portavo facendo entrare il pene fino ad urtare col pube il rilievo grassoccio che bordava la bella fica e sbattevo i testicoli fra le sue natiche, sul caldo orifizio del suo culo.
- Ha... ha... ha... ha...
Le grida che non riusciva a trattenere erano musica per le mie orecchie e mi avrebbero spronato ad accelerare il mio immergermi se non mi avessero impedito di ammirare pienamente la fica della signora, le cosce oscenamente spalancate e il cazzo bagnato in perenne movimento.
Esultavo, la signora godeva, lo vedevo dalla smorfia che alterava i lineamenti altrimenti belli ad ogni mio affondo, dalla bocca aperta, dai lamenti che lasciava sfuggire, dai fremiti che percorrevano il suo corpo, dal sollevarsi del bacino come fosse impaziente di sentire il membro salire, riempire la sua vagina, urtare il suo utero...
Era mia, interamente mia e... la stavo dominando! Non mi importava del mio piacere anche se lo sentivo lentamente salire, contava soltanto il possesso di quella donna altera che guaiva muovendosi in modo disordinato...
- Ahahhh... ah... siii... oh così... così... ah... dai... dai...
Il suo sguardo, la sua voce mi supplicavano di mettere fine al suo supplizio, le sue mani si afferrarono ai bordi del tavolo nel tentativo di resistere ai colpi che la spostavano ora che avevo accelerato il mio scorrere.
- Ahhh... dammelo piano... oh fammelo sentire ancora... ahhh... vedi che non ce la faccio più? Ahahhh... cosi... cosi...
Per la bella signora era giunta il momento! Ora era lentamente che gli davo il cazzo spingendolo a fondo per farle sentire il glande contro l’inizio dell'utero, che lo ritiravo trascinando gli umori della vagina, per poi immergerlo ancora, lentamente e ancora, ancora... La donna mi guardava con gratitudine, non gridava più ma un lamento continuo usciva dalle sue labbra riarse poi... Ebbi la gioia di vedere il suo godimento, gli occhi rovesciarsi, il suo respiro diventare affannoso...
Ahhhh... siiii... siii... Esclamò abbandonandosi.
Continuai a immergermi lentamente, il suo ventre si contrasse, sentii le strette della vagina in orgasmo attorno al membro poi il fiotto liquido del suo piacere irrorarlo proprio mentre stava per giungere il mio godimento
- Oh fermati amore... sono venuta... sono venuta...
I tratti del suo viso si distesero ma le contrazioni della vagina continuarono ancora attorno al pene. Mi sorrise dolcemente tendendomi le mani. Nell'aiutare la donna ad alzarsi il pene uscì dalla sua guaina, Silvia saltò giù dal tavolo e subito si strinse contro di me, nascondendo il viso nell'incavo della mia spalla.
- Oh caro... sei tutto sudato! Disse sorpresa.
Era vero, ero madido di sudore mentre la sua schiena, il suo sedere erano lisci ed asciutti sotto le mie mani. Si scostò per guardarmi preoccupata.
- Sei bagnato... vuoi fare la doccia? Chiese.
- No... no... Solo allora la signora si accorse del pene rimasto rigido.
- Caro, potevi godere sai? Dentro di me, non c'era pericolo e mi avrebbe fatto piacere! Oh perché non hai voluto?
- Non sono riuscito e poi, eri talmente bella... La vidi sorridere timidamente.
- Forse non sono stata abbastanza brava o forse... Era da tanto che non facevo all'amore con un uomo, l'ultima volta è stato con te ricordi? Anche allora... Sei stato il solo da quando mi sono sposata perché con mio marito...
- Con tuo marito? Mi era difficile crederle
- Niente! Lo hai visto vero? Con lui ho sicurezza, vestiti, tutto! Ma in quanto al resto... Ti fermerai quanto tempo?
- Più di un mese...
- Ohhh... Sembrò sollevata alla notizia.
- Possiamo vederci ancora? Chiesi.
- Mi faresti felice... ma adesso vorrei fare felice te!
- Lo vuoi veramente? Per tutta risposta mi offrì la sua bocca.
Si, lo voleva da come lasciava che premessi il pene contro il suo ventre e mentre ci baciavamo ancheggiava languidamente. Quando ci staccammo, mi indicò il divano:
- Lì! Disse.
Mi lasciò per distendersi poi sollevando alte le gambe, le aprì.
- Vieni caro... ora pensa solo al tuo piacere!
Salii sul divano accosciandomi con le ginocchia aperte ai lati del suo sedere. Silvia portò le mani al membro puntandolo fra le cosce, scostai la sua mano e afferrata la verga passai il glande nella fica bagnata separando le labbra brune su fino alla sporgenza del clitoride. La signora sospirò posando le gambe ai lati del mio collo, i polpacci premettero sulla mia schiena per sollevare il bacino mentre massaggiavo con la punta del pene la cresta sensibile...
- Come sei dolce! Mhhh... vuoi farmi venire di nuovo voglia?
- Si...
Volevo risvegliare il suo desiderio ma sopratutto volevo calmare i miei sensi; sapevo che se l'avessi posseduta subito, il pene non avrebbe resistito, talmente la sua bocca l'aveva sollecitato, e poi ero quasi venuto nel prodigarmi durante il coito.
Continuai a stuzzicare la sua vulva, ora la signora cominciava a sospirare imprimendo al bacino dei piccoli scatti poi me l'aprì larga premendo ai lati le grandi labbra per permettere al glande di esplorarla tutta. Era eccitata e pronta! E' sempre bella una fica in calore, quella della signora Accardi poi... La carne di un rosso vivo, bagnata scivolava sotto la cappella e quando la passavo sul clitoride provocava su tutto il suo corpo un fremito che si trasmetteva perfino ai suoi seni.
- Oh lo voglio dentro... ti prego, dammelo!
Lo inclinai sull'orifizio del suo grembo, subito un fiotto ne bagnò la punta, vidi la goccia scendere fra le natiche dischiuse perdendosi fra i peli neri che spuntavano.
- Dai... non vedi che sono pronta? Disse ancora.
Non so cosa mi prese ma inclinai ancora la verga passandola fra le natiche che mi tentavano enormemente, erano calde, morbide e sode allo stesso tempo, i peli che sentivo aumentarono la mia libidine, la mossi su e giù separando i glutei che riprendevano la loro forma dopo il passaggio...
Riuscii a percepire a malapena l'ano che la reazione della signora mi fece pentire della mia audacia, si irrigidì stringendo fortemente le natiche. Mi guardò, temetti di averla offesa, ma i suoi occhi non mostravano collera, solo sorpresa, sostenni il suo sguardo, il pene imprigionato contro l'ano caldo, bruciante, poi i suoi occhi si addolcirono, sentii che rilassava i muscoli...
- Alle ragazze cerchi sempre di entrare nel loro sedere? Osservò sarcastica.
Il lettore avrà capito che la donna non brillava certo per la castigatezza delle sue espressioni. Nel paese si mormorava, ma erano solo voci, che la bella signora prima di sposare il notaio facesse l'entraineuse in un locale notturno di Milano. Fosse vero o meno, da quando era diventata la signora Accardi, nessuno aveva potuto dire nulla circa la sua condotta, se non che era molto superba.
- Non con tutte... solo se sono belli e il tuo... é stupendo!
Sorrise in modo ambiguo, ero rimasi puntato sul buco del suo culo chiedendomi se potevo osare poi desistetti e strisciando il glande sul ponte pelvico entrai nel suo ventre.
Ahhh é bello sentirlo ancora!
Mi allungai sopra di lei e mossi le reni. Cercai subito la sua bocca, la trovai aperta, venne incontro alla mia lingua con la sua, la baciai sentendo che già il mio piacere saliva! Anche nella donna doveva essere così da come rispondeva ai miei baci, da come ondulava tutta, da come sollevava il bacino ai miei colpi, dalla gioia che manifestava con grida estasiate ad ogni entrare del membro.
Le nostre bocche si staccarono, lei mi strinse forte lasciando vagare le mani sulla mia schiena sul mio sedere poi sull'alto delle mie cosce accompagnando i movimenti delle mie reni, dando il ritmo alla monta.
- Ah... ah... ah... ah...
Si lamentava contro il mio collo baciando l'incavo della mia spalla, io rantolavo contro la sua. Oh era bello avere sotto il mio il corpo sodo della signora, di sentire i seni duri premuti contro il mio petto, di sentirmi sollevato dalle ondulazioni che imprimeva al bacino per meglio ricevermi nella vagina scivolosa, ricevendo la sua conturbante carezza, di udire le parole esaltate che il suo piacere dettava:
- Ah... ahhh... sei uno stallone... uno stallone dal bel cazzo... da monta! Mhhh é bello averlo nella fica... nella vagina... sentirlo salire nella pancia... ahhh... sentirmi allargata... riempita... sapere che mi farà... godere!
- Cara... sei calda dentro! Mi piace sentirti così bagnata... grazie... grazie per essere così bella... Oh vorrei scoparti sempre!
- Si... siiii scopami! Sono la guaina del tuo... cazzo... la tua... puttana! Ah... anch'io voglio essere sempre... tua... Ahhh...
Assaporavo il corpo della bella con tutto me stesso, la pelle calda, il massaggio che mi faceva la sua fica, la vagina che stringeva inconsciamente nei suoi movimenti, le grida che emetteva ogni volta che sentiva il membro affondare salendo nel suo ventre, come se volesse essere ripagata della sua lunga castità.
- Ah... ah... ah... ah...
Trovò la posizione più idonea a procurare il suo piacere rimanendo sollevata toccando il giaciglio col solo capo e le spalle, il corpo piegato in due, le cosce aperte, i piedi che premevano le mie reni, imprimendo al bacino dei piccoli scatti avanti e indietro, infilandosi lei stessa sul membro quasi fosse lei a scoparmi.
- Ah cosi... cosi... oh dai... dai... ahhh... la senti la mia fica?
- Si... la sento... ah é calda come una bocca... come la tua bocca! Mhhh... stringi la fica come prima stringevi le labbra... quando mi facevi il pompino!
Era vero, ma era più calda della sua bocca e anche se scorreva appena, la sua carezza era sconvolgente e faceva salire il mio piacere così rapidamente che presto raggiunse le più alte vette. Cercai di rallentare i colpi ma la donna spostò le mani al mio sedere attirandomi in lei poi non ancora contenta prese in mano i miei testicoli e spingendoli e tirandoli mi costringeva ad immergermi, ad uscire, ad immergermi ancora...
- Ahhh... dammelo fino in fondo il tuo cazzo... ah... ah... spingilo... oh anche i coglioni fammi entrare! Ah dai... dai...
Premeva le mia palle sulla fica come volesse farle entrare davvero, mi aspettavo che il suo piacere esplodesse tanto gridava! Fu allora che passai le mani sotto di lei allargando le sue natiche, le dita nel solco a cercare l'ano e quando l'ebbero trovato uno di essi premette la calda rosellina, e forzandola entrò in profondità.
- Ahhhhh! ! !
Mi sollevai per guardarla. Aveva ancora la bocca aperta, il suo sguardo era disperato, si immobilizzò. Allora mi mossi e con ampi movimenti delle reni glielo diedi tutto il cazzo, lo ritirai e glie lo diedi ancora e ancora... Dopo qualche istante l'ano si rilassò permettendo al dito di scorrere liberamente.
- Ahhh... prendi... prendi... prendi... Godi troia godi...
Ah si... sto godendo... sto godendo... ahhh... mhhh... ahhhh...
Lessi sul suo viso l'orgasmo ancora prima di sentirlo nel pene. Con una sorta di furore mi accanii nel suo ventre scopandola con colpi rapidi cercando disperatamente il mio piacere e quando arrivò mi piantai in fondo al suo ventre e il glande contro la bocca del suo utero mi immobilizzai venendo con getti copiosi, rapidi.
- Ahhh... ti sento! Si... sborra amore, riempimi di sperma ah godi... godi...
Il piacere mi fece rantolare, mi abbattei ansante, la bocca sulla sua, la lingua subito catturata, succhiata. Malgrado fosse sazia Silvia con esclamazioni di trionfo prese a muoversi lentamente e ondulando languidamente il bacino aiutò il mio godimento spremendo i mio pene fino all'ultima goccia.
Mi strinse fortemente accarezzandomi la schiena. Era diventata dolce, materna facendomi vergognare del dito che tenevo ancora immerso nei suoi glutei, lo ritirai adagio facendo sorridere la signora.
- Si fanno molte cose nei momenti particolari e si dicono anche molte cose...
Sorrideva ancora giustificando le mie azioni, le mie parole.
- Non pensavo quello che ho detto... Cominciai, lei mi interruppe:
- Perché vuoi scusarti, l'importante é che abbiamo goduto insieme, per me é stato bellissimo! Anche adesso mi piace tenerti dentro... Sai, pensavo veramente quello che ho detto, vorrei averti ancora... ma oggi non abbiamo più il tempo!
Mentre mi alzavo il pene uscì molle trascinando un liquido che bagnò la pelle del divano. Si alzò anch'essa, mi spostai per farle posto, sedette accanto a me, guardò la macchia e suonò il campanello posto sul tavolino.
Entrando la cameriera non mostrò di stupirsi nel trovarci nudi, abbracciati come degli innamorati. La donna sollevò gli occhi e indicò il divano accanto a se.
- Ci pensi tu Quy... e puoi portarci qualcosa di fresco?
La ragazza uscì senza una parola, ritornò poco dopo, posò il vassoio con le bibite e si inginocchiò per detergere la macchia con una tovaglietta. La signora mi porse un bicchiere e dopo aver bevuto un sorso, si rivolse alla ragazza ancora china.
- Mi hai sentita vero? In questi momenti non riesco a trattenermi...
L'orientale alzò il viso, per la prima volta la vidi sorridere, guardò prima la donna poi me, ancora la donna.
- Si, l'ho sentita... Sono contenta per lei signora!
Si alzò, la macchia era scomparsa. Aspettò che posassi anch'io il bicchiere, prese il vassoio accennando ad uscire.
- Senti Quy, accompagni Leo a farsi la doccia?
Seguii la cameriera lungo il corridoio, posò il vassoio su una mensola poi aprì una porta precedendomi nel piccolo locale, apri la tenda della doccia...
L'acqua tiepida fluì su di me scacciando la stanchezza dovuta al caldo, uscendo trovai che la cameriera mi aspettava con un ampio asciugamano. Mi asciugai sotto lo sguardo inespressivo dell'orientale, mi precedette nuovamente lasciandomi quando entrai nella sala.
Silvia stava finendo di vestirsi, mi vestii rapidamente anch'io, la cameriera ritornò per pettinare la sua padrona mentre questa seduta davanti allo specchio si truccava. Quando ebbe finito prese la borsetta dalle sue mani.
- Vogliamo andare? Disse.
Il vederla così elegante mi mise soggezione, era ritornata la signora Accardi, bella e irraggiungibile. Mi chiesi se avessi sognato, il suo sorriso mi rassicurò.
- Il tempo scorre in fretta quando si fa all'amore vero? Osservò.
Mi diede un bacio lieve prima di farmi salire in macchina, andò ad aprire la saracinesca del garage, mise in moto e partì. Il sole era alto ma l'aria condizionata all'interno della vettura non lasciava entrare il caldo così che il viaggio di ritorno fu piacevole malgrado la mia scomoda posizione. Mi lasciò dove mi aveva prelevato e prima di ripartire chiese:
- Domani stessa ora?
Guardai la macchina scomparire oltre la salita poi ricuperai la bicicletta e tornai a casa felice e appagato.

L'indomani feci le cose con calma in quanto avevo calcolato il tempo che occorreva per giungere al luogo dell'appuntamento, pedalai lentamente assaporando la freschezza del mattino, arrivato sul posto nascosi la bicicletta e guardai l'ora. Dopo neanche cinque minuti apparve la macchina, si fermò. La signora sorridente si voltò mentre salivo sul sedile posteriore, prima di farmi abbassare mi porse le labbra che sfiorai con un bacio.
Quy Thanh ci aspettava sulla porta, ci salutò con un lieve inchino, prese la borsetta della signora la posò sulla mensola e ci precedette aprendo la porta della sala. Notai che portava delle scarpe con i tacchi a spillo invece delle pantofole del giorno prima, adesso appariva più piccola di me solo di qualche centimetro, non indossava il grembiule nero ma un vestito intero a fiori, lungo e stretto, all'orientale, con due spacchi laterali che scoprivano le gambe fin sopra le ginocchia mostrando i polpacci ben formati, le caviglie sottili e parte delle cosce.
Il divano e le due poltrone erano state ricoperte con una stoffa di spugna, sul tavolino era già posta la teiera con tre tazze. Mentre la ragazza versava il tè, la signora spiegò:
- Si é alzata presto Quy per fare le pulizie e preparare tutto, spero che non ti dispiaccia se non andiamo in camera da letto. Sapessi quanto è sospettoso mio marito! Quando eri ancora giovincello è mancato poco che se ne accorgesse... non per il letto che Alice aveva rifatto ma per... Sono riuscita in tempo a dare aria alla stanza prima che entrasse.
Silvia e io prendemmo il the seduti sul divano, la cameriera seduta sulla poltrona conservava quell'aria enigmatica che mi metteva soggezione ma ora il suo abbigliamento la ingentiliva, arrivò persino a scambiare un sorriso con la sua padrona.
- Ora va Quy, ti chiamo io... Disse quest'ultima.
Ormai avevamo finito di bere il nostro tè, la cameriera annuì, prese il vassoio con le tazze e uscì. Guardai la signora Accardi.
- Anche lei é sola... ha trentadue anni ed è vedova. Dorme da noi e esce di rado, ma quando lo fa trova sempre qualcuno che la infastidisce... ma anche lei é di carne! Ho promesso che l'avrei chiamata, spero che non ti dispiaccia!
Mi dispiaceva e come! Stavo per dirlo ma già la signora si era alzata.
- Aiutami per piacere. Chiese.
Insieme spostammo il tavolino a fianco del divano, prima di farlo la donna mise il campanello sul bracciolo. Senza nulla dire, come fosse sott'inteso che eravamo lì per fare all'amore ci spogliammo con calma e una volta nudi ci sedemmo. Lei si volse subito verso di me, la sua espressione era languida, sognante. La baciai ritrovando le sensazioni del giorno prima, non vi era più l'impazienza che aveva reso le nostre azioni irruenti ma la calma di chi non ha fretta e vuole assaporare pienamente il piacere che può dare un incontro amoroso.
Silvia si adagiò contro lo schienale e ad occhi chiusi si lasciò esplorare la bocca tutta accarezzando la mia lingua con la sua, muovendola, spingendola nella mia bocca perché la suggessi. Le sue labbra erano morbide quando le lambii, aprì larga la bocca lasciando che chiudessi le labbra sulle sue e muovendo il viso ne facessi il giro.
Sospirò per le mani che vagavano sul suo petto, per le dita che facevano il giro delle aureole larghe, fremette sentendosi sfiorare i capezzoli che lentamente si tesero. La sua mano scese lungo il mio ventre, trovò il pene già rigido, lo strinse... La vidi allungare la mano al campanello, lasciai la sua bocca allo squillo che fece entrare la cameriera.
Quy Thanh entrò avanzando con la sua aria enigmatica; non cambiò espressione vedendoci nudi e la sua padrona con in mano il mio membro.
- Vieni Quy... guarda, ti piace? Chiese facendolo oscillare.
La ragazza guardò il pene che la signora brandiva muovendolo di qua e di là ma il suo viso rimase impassibile, il vedermi guardato da quegli occhi scuri leggermente obliqui ebbe il potere di eccitarmi maggiormente. Lo guardò a lungo, sorrise leggermente scoprendo i denti candidi poi sollevò il viso.
- Si, mi piace! Rispose volgendo verso me lo guardo, degnandomi per la prima volta della sua attenzione. La signora indicò la poltrona di fronte.
- Allora rimani a guardarci e... puoi farlo se vuoi!
La ragazza annuendo si sedette, il vestito era leggermente risalito modellando il suo ventre, mostrando attraverso gli spacchi le sue cosce, l'unica parte del suo corpo visibile perché l'indumento che la fasciava era chiuso fino al collo da una fila di bottoni e le maniche lunghe arrivavano ai polsi.
Se il lettore si aspetta la descrizione di un rapporto a tre come ho già avuto occasione di raccontare rimarrà deluso perché fu una cosa molto diversa sia per la singolarità della situazione ma soprattutto per Quy Thanh che mi guardava con espressione impenetrabile. La sua padrona riportò su di me la sua attenzione mostrando apertamente la voglia che aveva; con mani impazienti percorse il mio petto e il mio ventre mentre la bocca sulla mia e il viso inclinato mi baciava con passione.
La presenza dell'orientale doveva eccitarla, il bacio si fece lascivo, sentii la mia lingua risucchiata poi la sua lingua uscì saettando, leccandomi le labbra, spingendola nella mia bocca perché la succhiassi.
Mentre la baciavo le sue mani accarezzavano il mio pene, ci scambiammo lunghe schermaglie con le lingue, mi attirò in se lasciandosi frugare con la bocca aperta.
Esplorai il suo palato, le gengive, mi offrì ancora la lingua che succhiai eccitato dalla mano che si muoveva in una lenta masturbazione. Scostò il viso seguendo con gli occhi il movimento della sua mano... Era talmente piacevole che la lasciavo fare ma era Quy Thanh che guardavo, sembrava una statua tanto era immobile come se quello che avveniva davanti ai suoi occhi la lasciasse indifferente e questo mi eccitava tantissimo!
Fu quando la sua padrona scese con la bocca sul mio petto cominciando a percorrerlo con labbra brucianti, che mosse le braccia sbottonandosi i polsini, poi portando le mani al collo iniziò a disfare ad uno ad uno i bottoni. La ragazza mi vide fremere nel sentire la bocca aperta su un mio capezzolo e la lingua della signora...
Quy Thanh sbottonò il vestito fino alla vita e gli occhi fissi nei miei lo aprì. Dal primo momento che l'avevo vista quel giorno, avevo capito dal modo in cui la stoffa aderiva al suo corpo che sotto non portava altro. Ne ebbi la conferma vedendo apparire il suo petto, continuò a sbottonarsi fino a metà ventre. Ritornò ai polsini, tirò le maniche liberando le braccia poi lentamente scostò all'indietro i lembi dell'indumento emergendo come la Venere di Botticelli uscente dalla conchiglia.
Solo che quella era una Venere dalla pelle olivastra, levigata, dalle forme così perfette che anche il suo viso appariva bello. I seni se confrontati con quelli della sua padrona erano piccoli ma ben distanziati, le aureole lievemente sporgenti e scure erano appena più pallide dei capezzoli ai quali facevano da corolla indicavando nell'orientale una passionalità che smentiva la sua espressione impassibile. La vita stretta si allargava nei fianchi che uscivano abbastanza dalla stoffa colorata da far sognare a chiunque momenti voluttuosi.
La ragazza mi vide sospirare. Silvia serrate labbra su un mio bottoncino aveva preso a suggerlo mentre con la lingua lo picchiettava. Gemetti quando cominciò a mordicchiarlo ma la perfida tortura dei suoi denti era mitigata dalla dolcezza della lingua che la donna faceva danzare sul capezzolo avendo come effetto di aumentare il desiderio del mio pene. Fu quando la signora spostò la bocca sull'altro capezzolo che la cameriera portò le mani sui suoi seni.
Solo allora Quy Thanh distolse da me gli occhi per guardare le sue mani sollevare i monticelli tondi quasi a portare i capezzoli a contatto con le sue labbra, invece vi portò le dita dalle unghie laccate di viola; la lingua usci a umettare gli indici che poi passò con cura sulle aureole scure facendone il giro. Ripeté più volte l'operazione fino a rendere bagnati di saliva i conturbanti rilievi sfiorando ogni volta i capezzoli che al contatto si sollevarono e si tesero.
Portò ancora alla bocca le dita, questa volta inumidì anche i pollici quindi prese fra i polpastrelli i bottoncini scuri iniziando un lento massaggio. Questa volta gli occhi obliqui erano fissi nei miei! Mi sembrò di vederla sospirare ma non ne ero sicuro tanto la sua espressione era rimasta impenetrabile. Fu proprio questo a eccitarmi maggiormente facendomi premere sul capo della signora.
La donna lasciò i miei capezzoli scendendo con la bocca aperta lungo il mio addome lasciando una scia di saliva. Sentii i seni caldi sfiorare la mia verga, mi abbandonai all'indietro lasciandomi cullare da mille sensazioni, gli occhi fissi sulle dita della cameriera che scivolavano ora su e giù sui capezzoli come se masturbassero dei falli minuscoli. Anche lei si era lasciata andare contro lo schienale ed era la verga che le mammelle della signora accarezzavano muovendo il busto che i suoi occhi guardavano.
Aprii le gambe per mostrarmi mentre brandendo il membro passavo la cappella sui capezzoli della sua padrona facendole emettere dei sospiri deliziati.
- Ecco... cosi, ti piace cara? Dissi ma era a Quy Thanh che rivolgevo quelle parole.
Sentii i capezzoli di Silvia fremere al contatto, erano tesi, guardai i bottoncini di carne piegarsi uno dopo l'altro ad ogni passaggio del glande e raddrizzarsi vibranti di eccitazione mandando in visibilio la donna,
Immerse la lingua nei miei peli premendo la verga contro la guancia poi voltando il viso aprì la bocca alla sua base... Fu allora che la ragazza disfece i bottoni rimasti e respinse il vestito ai lati mostrandosi interamente.
Era come se non avessi mai visto una donna nuda, certamente non ne avevo mai visto nessuna come Quy Thanh. Seguiva col suo sorriso enigmatico il mio sguardo percorrere il suo corpo con occhi allucinati scendendo lungo il petto dalle forme delicate e lussuriose allo stesso tempo, giù fino al bacino, alle cosce levigate mirabilmente tornite, risalendo alle pieghe che formavano col ventre, le sue gambe dischiuse permisero al mio sguardo di frugare il cespuglio color ebano alla ricerca del sesso che i peli celavano.
Gli occhi dell'orientale seguivano la bocca della sua padrona che ora lambiva il colletto sotto il glande sforzandosi di avvilupparlo con la lingua poi quando la bocca lo incappucciò, l'orientale sollevò le gambe spalancandole per poggiare la piega delle ginocchia sui braccioli della poltrona. Le cosce olivastre aperte mostravano per intero il cespuglio che partendo dal ventre si infittiva in una striscia fino al nascere delle natiche celando ancora il sesso della ragazza.
Sospiravo per le labbra che scivolavano lungo il mio pene in un bocchino reso ancora più sconvolgente dalla vista delle carezze che Quy Thanh si faceva, come se le mani che vagavano sul suo corpo non fossero le sue ma le mani di un'amante. Quelle mani seguivano la forma dei seni, li plasmavano accarezzando i capezzoli prima di scendere sul ventre, allargarsi sui fianchi, seguire la forma delle anche, delle cosce allargando le braccia mostrando alle ascelle i peli dello stesso colore del suo pube.
Non so se Silvia avesse concordato con la cameriera le azioni di quel giorno, certo é che mai bocchino mi era parso più soave, la ragazza doveva udire il rumore bagnato della bocca della sua padrona che andava sul mio membro 'mhhhpf... mhhhpf... mhhhpf' faceva nel succhiarmi, perché ebbe l'effetto di far scendere le sue mani lungo il suo ventre poi fra le sue cosce.
- Ahhh... si... si... cara... cara...
Entrambe le donne intesero le mie parole come rivolte a loro, la signora prese ad far andare la bocca con più voluttà, In quanto a Quy Thanh... le sue dita lisciarono i peli ai lati liberando la vulva, vidi il bagliore rosso vivo delle carni contornate da labbra scure, quasi nere. Non avevo mai visto una fica così, anche il clitoride era scuro confondendosi quasi coi peli dai quali si distingueva solo per il gonfiore emergente.
Prese subito a passare le dita nelle sue carni poi inumidite dai succhi che aveva colto nell'apertura della sua vagina, le mosse sulla cresta sporgente, sulle labbra scure facendole flettere di qua e di là. A poco a poco il suo viso perse la sua impassibilità, le sue labbra si aprirono sui denti di un biancore quasi abbagliante chiuse gli occhi aprendo la bocca come se stesse ridendo.
Avevo già visto donne masturbarsi ma nessuna lo faceva come Quy Thanh. Solo le sue narici fremevano dicendo l'emozione che doveva provare, a poco a poco scivolò in avanti aprendosi maggiormente, ora vedevo le natiche tonde, lisce fino all'interno del solco dove nessun pelo celava la sua rosellina scura straordinariamente eccitante.
Il bocchino che la signora Accardi mi faceva provocava nel mio pene un piacere che aumentava ad ogni calare della sua bocca, avrei voluto farla smettere ma non lo feci per non rompere l'incanto di quella visione. La cameriera aveva portato una mano ai seni malmenando i bei monticelli, sospirava, le dita che muoveva sulla fica mandavano i bagliori violacei delle sue unghie, le labbra sottili e il clitoride luccicavano degli umori che le dita spalmavano prelevandoli nella carne viva della vulva.
Mi cullavo in quella visione rantolando per il piacere che mi dava la bocca che prendeva il pene come un'affamata, dovette sentire le contrazioni che stavano per scatenare il mio godimento perché dopo avermelo succhiato ancora una volta lo lasciò per alzarsi.
- Amore... sapessi come mi piace averti in bocca! Vorrei continuare fino a farti venire ma... ora voglio sentirlo nella pancia il tuo cazzo!
Vide il mio sguardo fisso sulla cameriera che non smetteva di accarezzarsi, si girò, la ragazza continuò guardando il viso della sua padrona, la donna le sorrise:
- Lo sai Quy che è eccitante vedere come ti masturbi, sono sicura che a Leo é venuto voglia di scoparti. Te l'ho detto, puoi farlo se vuoi! Ma ora lascia che ti guardi anch'io!
Era con interesse che seguiva la ragazza continuare nelle carezze che mi mettevano il fuoco addosso, distolsi lo sguardo dalla conturbante scena per portarlo sulla donna ritta davanti a me.
Non era la prima volta che guardavo la schiena della moglie del notaio, ma il vederla senza vestiti era tutt'altra cosa! Sono poche le donne mature che possono mostrarsi nude senza suscitare negli uomini un senso di imbarazzo per i seni cadenti e per la bombatura del ventre non più contenuta dal corsetto oppure per le fossette nel sedere provocate alla cellulite.
La signora Accardi no, la schiena diritta faceva una morbida curva con la vita ancora sottile che si allargava nelle anche forti come forti erano le cosce piene e ben formate, ispirava in me una lussuria che si trasmetteva al pene facendolo pulsare di desiderio. Tutta presa dalle carezze della sua cameriera, non vedeva il mio sguardo scivolare sulle sue gambe, sul culo sodo, seguire la curva delle natiche che la posizione delle gambe leggermente divaricate lasciavano intravvedere alla giunzione con le cosce, i peli neri incollati alle labbra grassocce e il taglio della fica dalla quale emergevano delle labbra scure, sottili...
Trasalì, le mie mani stavano risalendo l'interno delle sue gambe, alla loro pressione le divaricò maggiormente, sospirò sentendole premere sotto la vulva e mentre le mie dita si insinuavano nel suo sesso, mi chinai a deporre baci infuocati percorrendo i globi gemelli con la bocca larga quasi volessi morderli.
Era bagnata la fica della signora, le mie dita scivolavano separando le labbrette tese, quando giunsero a toccare l'inizio della cresta dura, la donna arretrò, le sue gambe urtarono le mie ginocchia, allora le allargò schiacciando il sedere contro il mio petto. Le mie mani lasciarono il suo sesso per risalire il ventre, l'addome fermandosi sotto i suoi seni, sentii le sue mani chiudersi sulla verga, il suo culo strisciare su di me mentre la donna abbandonandosi, lentamente scivolava abbassandosi sopra il membro che le sue mani puntavano. Appena sentì il glande all'ingresso della sua vagina, si rivolse alla ragazza:
- Guarda Quy... guarda!
Le mani lasciarono il pene per portarsi le dita ai lati della vulva aprendola perché nulla della sua penetrazione sfuggisse alla cameriera. L'orientale gli occhi fissi sul ventre della padrona, sulle cosce oscenamente spalancate guardò il membro lentamente scomparire mentre la donna contorcendosi voluttuosamente si impalava facendomi sentire la carezza della vagina calda, e umida.
- Ahhh sapessi com'é bello Quy...
La ragazza aveva rallentato la sua masturbazione. Ora era lentamente che muoveva le dita sulla vulva in carezze lievi che sfioravano appena la sporgenza del clitoride e il rilievo delle piccole labbra. Erano quattro gli occhi fissi fra le cosce olivastre a guardare la fica esotica che ora veniva masturbava adagio ma in modo per noi fortemente eccitante.
Silvia si fermò col membro interamente conficcato nel ventre, il suo sedere gravò maggiormente mentre sollevando le ginocchia aperte posava i piedi sul bordo del divano per sollevare il bacino, sfilandosi in parte dall'asta di carne, rimanendo inarcata con le spalle premute contro il mio petto, solleticandomi il collo coi lunghi capelli.
- Oh fottimi amore... fottimi.
Portai le mani a sostenere le sue natiche, adagio spinsi sulle reni premendo il ventre contro il suo culo, le abbassai, le sollevai ancora mandando la donna in estasi.
- Si, dammelo cosi... cosi... ah cosi... cosi...
Cominciò ad accarezzarsi i seni premendoli uno contro l'altro, sollevandoli. Cielo com'erano belli, i pollici che passava sui capezzoli li avevano fatti maggiormente emergere e ora sospirava ad ogni passaggio delle sue dita, Era completamente, impudicamente aperta agli sguardi della sua cameriera.
Quy Thanh si masturbava apertamente premendo le dita sul clitoride in movimenti circolari. Doveva essere sconvolgente per lei guardare il pene apparire e scomparire nella fica della padrona, dovevano essere lubrici i movimenti che esponevano il corpo tutto, dal ventre che fremeva ad ogni salire della verga ai seni che ballonzolavano ai miei colpi.
Un fiotto irrorò il mio membro, non posso dire se per il piacere della signora o per l'eccitazione che provava nel vedere la cameriera malmenarsi la fica. Sospirava Quy Thanh, le dita che passava nel sesso ne aprivano le labbra scure mostrando il bagliore delle carni che bordavano, rosse come una ferita viva e bagnate come bagnate erano le dita che si muovevano, si muovevano...
Il piacere che provavo nel pene mi faceva scattare picchiando contro le rotondità della signora le cui grida sovrastavano i lamenti flebili che la masturbatrice emetteva ad ogni passare delle dita.
Tutti e tre stavamo traendo piacere guardando i nostri sessi esposti, desideravo follemente quella singolare ragazza, avrei voluto essere io far emettere i sospiri che sollevavano i seni bellissimi dai capezzoli luccicanti di saliva. Anche Silvia sono sicuro desiderava la stessa cosa, gli occhi incollati al sesso sapientemente accarezzato, talmente bello e impudico che la induceva a contorcersi muovendo di qua e di là il bacino per meglio sentire il turgore che riempiva la sua vagina.
In quanto a Quy Thanh... Da come i suoi occhi non si staccavano dal membro che vedeva salire nel ventre della sua padrona, ero sicuro che traeva da quello l'ispirazione alle sue carezze perché ad un certo punto si aprì la vulva premendo le dita poste a V rovesciato e introducendosi il medio dell'altra mano prese a penetrarsi scatenando la libidine della signora.
- Non ti basterà il dito... ahhh Quy... hai bisogno del cazzo! Mhhh... ti ci vuole un cazzo come questo...
Avevo ormai abbastanza esperienza per sapere quando una donna é sul punto di venire. Lo spettacolo che l'orientale offriva era talmente conturbante che il mio piacere stava salendo alle più alte vette. Anche per la ragazza doveva essere così, La mano andava e veniva ora più velocemente picchiando le nocche delle dita piegate contro la carne rossa mentre il medio andava senza posa, i succhi che coglieva nella vagina gocciolavano finendo fra le natiche, colando ancora, assorbite dalla spugna di cui era ricoperta la poltrona.
Ora solo il nostro piacere contava, tutti e tre lo cercavamo affannosamente ma fu la moglie del notaio che ne varcò per prima la soglia.
- Adesso amore... ah dai... dai... ohhh sto per... venireeee...
Si immobilizzo stringendo i muscoli vaginali, quando li rilassò feci scattare le reni sbattendo il ventre contro il culo sodo scuotendola tutta tanto i miei colpi erano violenti, la donna gridò, guardavo l'orientale mentre continuavo ad accanirmi, la vagina si strinse ancora e... ancora, un fiotto liquido irrorò il membro provocando un rumore bagnato: ' schlac... schlac... schlac...', la ragazza aveva allontanato le mani, era la sua fica che guardavo cercando il piacere, il vederla socchiusa, bagnata credetti che anche Quy Thanh avesse trovato il suo godimento.
Temetti di essere il solo a rimanere inappagato, la fica, la vagina nella quale scorreva il mio pene sembravano essersi allargate tanto era poco l'attrito che facevano al membro, la donna gridò:
- Oh basta Leo ... sono venuta... sono venuta...
Infastidita da una presenza che non le dava più piacere, la donna si gettò di fianco liberandosi, lasciandomi più eccitato che mai.
- Leo ... mi dispiace... mi dispiace... Disse, poi rivolgendosi alla cameriera:
- E tu Quy? La ragazza scosse il capo, allora la donna me la indicò.
- Cosa aspetti a farla felice? Disse spingendomi verso di lei.
Mi alzai, l'orientale era rimasta aperta, aveva perso la sua impassibilità, ora la sua espressione era quella di tutte le donne quando aspettano il piacere, vedendomi avvicinare agganciò le gambe all'incavo delle ginocchia tirandole ai lati del suo corpo ma quando mi chinai su di lei scosse ancora il capo.
- Cosa c'é... non vuoi? Chiesi.
Il mio pene era già contro la sua vulva, sentivo le sue carni calde...
- No... non voglio scopare!
I suoi occhi erano timorosi, non riuscivo a capire che non volesse il mio membro eppure avevo visto la cupidigia con la quale lo guardava mentre si penetrava furiosamente... Allora lei spinse dolcemente sul mio capo fino a farmi inginocchiare, la guardai ancora.
- Si... Dissero le sue labbra.
La guardavo ancora mentre mi chinavo sul cespuglio scuro, aveva socchiuso le labbra, il suo viso era atteggiato a dolce attesa... Subito mi colpì il profumo intenso ma per nulla sgradevole del suo sesso, poi lo vidi interamente!
Era perfetto seppur piccolo, le cosce ripiegate mettevano in rilievo il gonfiore ricoperto da una fine peluria che si diradava lasciando gli inguini lisci. In mezzo, come in un frutto spaccato, la polpa rossa, luccicante che delle labbra nere, sottili facevano risaltare innalzandosi ai bordi della fessura vaginale, proseguendo formando poi dei lobi deliziosi e tesi che declinando bruscamente si fondevano nella protuberanza del clitoride, scura crestolina che si assottigliava fino alla giunzione dello spacco grassoccio coperto da peli folti, nerissimi in un boschetto fino sul ventre.
Al di sotto, dopo il ponte pelvico le natiche si dividevano formando un solco liscio, profondo dove l'ano appariva come un bocciuolo bruno in fondo a una depressione che nessun pelo deturpava.
- Sei bella Quy Thanh... bella!
Lo dissi rivolto alla sua intimità come se tutta la bellezza dell'orientale fosse concentrata fra le sue cosce, fra quei globi tondi, sodi... La ragazza fremette appena le mie labbra la sfiorarono; benché la mia eccitazione fosse grandissima come potevo rendere un omaggio che fosse degno di tanta bellezza, ogni mia azione mi sembrava inadeguata ma appena allungai la lingua il gradimento della ragazza mi incoraggiò:
- Mhh... si... oh grazie signore... grazie!
Appena conobbi il sapore di Quy Thanh lo cercai. Tutta la fica ne era ricoperta, la leccai adagio, delicatamente preoccupandomi di non fare nulla che non fosse di gradimento alla ragazza, percorsi le carni vive, lisce risalendole lentamente. Lei con lievi movimenti del bacino mi faceva capire quale era la parte che voleva lambissi, capii che amava sentire la mia lingua sulle labbra sottili, specie sui lobi talmente turgidi che quando la lingua li piegava, si raddrizzavano quasi vibrando, trasmettendo alla bella asiatica delle sensazioni che si traducevano in lunghi sospiri.
Amava che vi serrassi le labbra, che li suggessi, lo facevo inebriato dal profumo del bel sesso, dalla carezza che ricevevo contro le guance quando il mio viso sfiorava le sue cosce... Dopo un po, sentii le sue mani sul mio capo, ora era lei che mi guidava facendomi spostare la bocca sul clitoride lasciando che lo leccassi, lo succhiassi, felice di udire i lamenti della ragazza.
Amava anche sentirla nella vagina la lingua che spingevo e ritiravo pregna dei succhi del suo piacere, poi amava sentire la mia bocca allargare con le mie le sue labbra intime, la mia lingua percorrere come una spatola tutta la fica. Poi man mano che il piacere saliva in lei voleva carezze più audaci come il sentire il suo sesso nella mia bocca e la lingua andare veloce per tutta la vulva fino a picchiettare con la punta i beccuccio del clitoride. Sussultava allora e quando sollevando il viso interrogavo i suoi occhi, diceva:
- Oh ancora... ancora...
Non si oppose quando percorsi il culetto che aveva sollevato, le natiche aperte, con la bocca spalancata e incuneandovi il viso osai passare la lingua nel loro solco, sospirò più forte sentendola picchiettare l'ano... Avrei continuato all'infinito i miei baci infuocati tanta era la lussuria che l'orientale mi metteva addosso. Esultavo, era un lamento continuo quello che usciva dalla sua bocca, mi sollevai, fremeva tutta, le mani avevano lasciato il mio capo, ora erano sui suoi seni a plasmarli, poi prese fra le dita i capezzoli, non pensavo fosse possibile tirarli così...
I suoi occhi incontrarono i miei, mi supplicavano! Immersi la bocca nella fica che avevo lasciato, presi in bocca il clitoride, la mia lingua lo massaggiò, le mie labbra lo succhiarono... Quy Thanh sussultò, si lamentò ancora sentendosi ancora penetrare la vagina dalla lingua che spingevo come un fallo, poi lentamente si chetò, le sue gambe si distesero e dolcemente respinse la mia bocca.
Non avevo percepito il suo orgasmo, solo il sapore che impregnava la mia bocca mi diceva che era avvenuto. Sollevai sulla ragazza lo sguardo disorientato, lei abbozzò un sorriso timido.
- Grazie! Disse.
Capii che voleva che mi alzassi, si alzò anch'essa poi mi spinse gentilmente fino a farmi sedere nuovamente sul divano. Accanto a me Silvia si stava masturbando per il desiderio che il mio 'cunni linguae' aveva suscitato in lei; lo faceva senza preoccuparsi di essere vista, con le cosce aperte, percorrendosi con dita bagnate tutta la fica, spalancandola nel penetrarsi selvaggiamente con le dita unite, gli occhi fissi sull'orientale che si era inginocchiata ai piedi del divano, fra le mie gambe che aveva aperto.
Mi guardava Quy Thanh mentre prendeva in bocca il mio pene, non tutto ma serrò le labbra sotto il glande, non mi fece il solito bocchino ma quello che fece fu per me molto più sconvolgente! Prese subito a succhiarlodolcemente, la sua espressione era nuovamente impassibile, come se compisse un dovere, roteò la bocca accarezzandolo con le labbra, con la lingua. Doveva conoscere qual'era il mio punto più sensibile perché la sua lingua non cessava di massaggiarlo.
Mi lasciai andare all'indietro guardando affascinato la sua bocca ora immobile, tutto me stesso era fluito nel mio pene, gli occhi fissi alle labbra strette della ragazza, alle guance che si incavavano continuamente. Presi a rantolare tanto era grande il piacere che mi dava il suo suggere! Oh conosceva gli uomini Quy Thanh perché accorgendosi che ero al limite della resistenza staccò la bocca, le sue mani salirono al mio petto, le sue dita si chiusero sui miei capezzoli pizzicandoli crudelmente tanto da farmi gridare.
La mia esclamazione era dovuta al dolore particolare che già si stava trasformando in un piacere che mi fece inarcare verso la sua bocca, quando riprese il membro non lo lasciò più, mi sentii aspirato, succhiato in modo irresistibile... oh come si muoveva la sua lingua! Ben presto i miei lamenti si levarono alti nella stanza salendo di intensità all'avvicinarsi del mio orgasmo e quando giunse fu con un'esplosione di sensazioni che mi lasciai andare.
Quy Thanh non cambiò espressione, la sua bocca si fece soave, ora le labbra andavano lievemente su e giù, le sue dita si fecero carezzevoli sui miei capezzoli, era dolcemente che mi suggeva guardando il mio corpo scosso da fremiti e anche quando la mia eiaculazione ebbe termine continuò a suggermi, a svuotarmi.
Il membro ancora nella sua bocca stava perdendo la sua rigidità, portai le mani ad accarezzare i suoi capelli, raddrizzai il busto dicendo:
- Grazie Quy Thanh, é stato bellissimo!
La ragazza lasciò il pene sedendosi sui talloni, rimase con la labbra aperte lasciando lo sperma debordare. Ero avvezzo vedere le donne ingoiare il mio piacere ma quel rivolo bianco, spesso, uscito dalla sua bocca, che colava lungo il suo mento e filando gocciolava fra i suoi seni conferiva all'orientale un'aria selvaggia che gli occhi penetranti e fissi nei miei accentuavano.
Silvia tirando un lembo della stoffa che ricopriva una delle poltrone deterse il petto della sua cameriera senza che questa cessasse di fissarmi mettendomi non poco a disagio.
- Quy... ci porti qualcosa? Anche per te naturalmente! Chiese la padrona.
La ragazza si alzò, raccolse il suo vestito e dopo un leggero inchino uscì. La signora Accardi si asciugò fra le gambe poi mi porse l'asciugamano perché mi asciugassi il pene mostrandomi una confidenza come se fossimo intimi da tempo. Andò alla ricerca dei suoi indumenti, trovai i miei e cominciai anch'io a rivestirmi.
- E' straordinaria vero? Chiese.
- Si, ma perché non ha voluto... Cominciai perplesso, lei proseguì:
- Non ha voluto essere scopata? Le sarebbe piaciuto ma non può, é ancora in lutto, ma domani sarà l'ultimo giorno...
- Oh...
- Ti ho detto che ne ha passate tante, suo marito é stato ucciso prima che lei venisse in Italia. Il lutto da loro dura tre anni e termina proprio domani!
- E con ciò? Non riuscivo ancora a capire.
- Prima dei tre anni non possono avere rapporti con un uomo...
Sorrisi ricordando la ragazza col mio pene in bocca, Silvia capì e riprese:
- Sono strani gli orientali vero? Quello che ha fatto con te non conta, l'essenziale é non essere penetrate. Hanno una concezione dell'amore tutta particolare, non la confondono con il piacere come facciamo noi, per loro mostrarsi nudi é naturale, anche masturbarsi lo è... Quy lo fa bene non é vero? Anch'io lo faccio quando sono eccitata, oppure me lo faccio fare da lei. E' bravissima anche con la bocca...
Si... Sorrise alla mia sortita.
- Non trova niente di male a fare all'amore in modi che noi consideriamo perversi, o fra donne... Lo facciamo sovente sai? Anche con Alice e con le altre lo facevo ma con Quy é diverso, dopo non mi sento in colpa!
L'arrivo della cameriera con le bevande interruppe i nostri discorsi. Eravamo ormai vestiti, Quy Thanh aveva rimesso il grembiule nero ed era ritornata nel suo ruolo; servi i liquori, il mio aveva un gusto particolare.
- E' del mio paese... Spiegò la ragazza.
- E' buonissimo!
- Contiene ginseng, da vigore... non che il signore ne abbia bisogno!
- A Leo sei piaciuta molto, mi stava chiedendo se anche domani...
- Ne sarei contenta, se la signora lo desidera...
- Si, lo desidero!
Era giunto il momento del commiato, Silvia e io ci alzammo, Quy Thanh scoprì il divano e le poltrone piegando accuratamente la stoffa, la solita corsa in macchina, il pedalare verso casa in tempo per il pranzo...

Quy Thanh
Per tutto il pomeriggio e anche durante la sera pensai a quella singolare ragazza, tardai ad addormentarmi e quando finalmente vi riuscii, sognai Quy Thanh che mi fustigava incitata dalla signora Accardi che oscenamente si masturbava.
L'indomani Silvia mi prelevò come aveva fatto le altre volte ma quando arrivati a casa e la donna aprì la porta che dava sul corridoio, quale fu la mia sorpresa nel trovare la cameriera ad aspettarci sorridente e... completamente nuda! Anche per la signora dovette essere una sorpresa perché rimase senza parole mentre l'orientale portando le mani congiunte contro il viso si inchinava cerimoniosamente. Un fiore bianco piantato nei capelli raccolti sopra il capo era l'unica cosa che portava, nessun gioiello, neanche l'anello che le avevo visto al dito poteva distrarre lo sguardo dalla nudità che non si curava di mostrare.
Anche i piedi erano nudi, piccoli, delicati come delicata era la testolina che il fiore posto sul lato, ingentiliva rendendo bello quel viso tipicamente asiatico col naso dalle larghe narici. Le unghie dei piedi e delle mani erano laccate dello stesso bianco del fiore. Prese la borsetta della signora e dopo averla posata sulla mensola, con un sorriso fece segno di seguirla precedendoci lungo il corridoio.
Flap flap flap facevano i suoi piedi sul pavimento lucido, l'assenza di tacchi rivelava la statura piccola, tipica delle donne della sua etnia. Silvia e io guardavamo incantati il corpo minuto bello come una miniatura, l'incedere elegante e languido che ad ogni passo muoveva appena il sedere paffuttello e sodo come le hanno da noi le adolescenti. In effetti la cameriera non dimostrava la sua età, le gambe ben proporzionate erano sottili senza essere magre, le c
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